Gli angolini degli albi a fumetti e la chiusura de “Le Storie”

Nei giorni scorsi ho appreso con dispiacere della chiusura del mensile bonelliano antologico “Le Storie”, con il numero cento attualmente in edicola.

Il mio dispiacere è giustificato da una serie di considerazioni.

Innanzi tutto, Le Storie mi piaceva. Mi piaceva l’idea di andare in edicola, pescarlo dallo scaffale riservato ai fumetti, ogni mese un po’ meno affollato, e portarlo a casa senza mai sapere bene in quale tipo di storia e in quale tipo di personaggio mi sarei imbattuto. Tuttu racconti autoconclusivi, nessun dettaglio da conoscere della vita passata di personaggi con esistenze pluridecennali, e sempre qualcosa di diverso e di fresco. Non sempre qualcosa che incontrasse in modo particolare il mio gusto, ma sempre qualcosa di interessante.

Oltre a questo, e proprio per questo, Le Storie si segnalava per una più spiccata libertà di manovra riconosciuta agli autori. Ciò non significa che il lettore abbia assistito a scene turpi o a qualche inquadratura di scollature un po’ più profonde del solito, ma che in effetti i temi trattati, lo svolgimento delle vicende e gli intenti dei personaggi beneficiavano di un approfondimento spesso negato ai titolari delle serie storiche, appesantiti dall’obbligo di essere fedeli a se stessi numero dopo numero.

Così, sulle pagine de Le Storie, tanto per andare sul concreto, ha potuto vedere la luce quella rara gemma di Mercurio Loi, che tanto successo e tanta attenzione ebbe fin da subito così da riuscire a meritarsi una serie finita, anche quella, davvero troppo presto.

Insomma, si trattava di una palestra, di una fucina di idee, di un laboratorio. Fantascienza, fantasy, thriller, orrore – lovecraftiano e non -, western (ah, che bello “Il prezzo dell’onore”!), storie di samurai…insomma, tutti i generi hanno trovato il loro momento sulle pagine di questo mensile.

Ricordo di aver consigliato spesso Le Storie ad amici e conoscenti ancora convinti che il fumetto fosse appannaggio solo di adolescenti brufolosi e adulti mai davvero cresciuti. Grazie a Le Storie, ne ho fatti ricredere parecchi e ho sulla coscienza la nascita di qualche assiduo lettore di fumetti.

Mi ricordo anche dei tanti commenti sentiti a Lucca, pronunciati da chi aveva zaino e borse pieni dei numeri speciali dedicati a Tex e Dylan Dog, in merito alla incapacità della Bonelli di cambiare. Sempre le stesse cose, borbottavano mentre riponevano quegli albi, stando attenti a non ammaccarne gli angolini.

E benché la programmazione dell’ultimo anno avesse prodotto qualche scricchiolio – l’impiego un po’ esagerato di minisaghe spalmate su più numeri, di personaggi già noti, tanto per dire – confidavo davvero che alla fine quel mensile con quelle copertine così belle, e con quei dorsi colorati che stanno così bene allineati sullo scaffale della mia libreria, avrebbe ripreso la propria verve “sperimentale”.

Ora pare che Le Storie sarà sostituita da una nuova pubblicazione, dedicata alla ristampa di saghe ormai divenute introvabili. Opera senz’altro meritoria, questa, e che di sicuro si saprà guadagnare un giusto successo. Ma il primo commento che mi suggerisce questa scelta è che passiamo da “una storia nuova ogni mese a una vecchia.”

E così mi chiedo da quali pagine potranno affacciarsi i nuovi Mercurio Loi, dopo la chiusura di una finestra come Le Storie. E ora scusatemi: vado a verificare le ammaccature sugli angolini dell’ultimo Dylan Dog.

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