Le ore invisibili di David Mitchell

Un’adolescente inglese alle prese con il primo amore, in rotta con la famiglia e in fuga da casa.

Uno studente universitario, iscritto a una delle più nobili istituzioni, inglesi, che non è affatto ciò che sembra. Anzi, che è molto di più e di peggio.

Flashforward, i due personaggi si incrociano, nel futuro immediato

Flashforward ancora, e troviamo la ragazza, ormai donna, al matrimonio della sorella, ma la osserviamo dal punto di vista del suo compagno, un reporter di guerra che lei ritiene affetto da una vera e propria dipendenza da adrenalina.

Uno scrittore di mezza età, con un brillante avvenire alle spalle, intento ad affrontare la stroncatura del proprio nuovo romanzo da parte del critico di maggior peso.

Una donna, nata nel 600 d.C., ma che è arrivata fino a noi, perché ha la capacità, comune a un’altr manciata di persone sue amiche, di morire e rinascere nel corpo di un bambino 49 giorni dopo la propria dipartita. Una donna, si diceva, impegnata anche nella lotta contro degli assassini seriali immortali, che traggono dalle loro vittime l’energia necessaria ad alimentare la loro immortalità.

Questi sono i protagonisti dei capitoli in cui è diviso il libro che sto leggendo, frutto della mente e della penna di quel grandissimo scrittore che è David Mitchell.

Si tratta di capitoli che in alcuni casi propongono una storia compiuta e in altri presentano la storia della protagonista del romanzo, che è l’adolescente conosciuta nel primo capitolo, da un’angolazione diversa. La cosa sorprendente è che ogni capitolo è scritto meravigliosamente e racconta comunque, e sempre, qualcosa di sorprendente, di toccante, di significativo.

La narrazione è sviluppata in ordine cronologico, e da un personaggio all’altro, e da un capitolo all’altro, non solo assistiamo ai fatti più salienti dell’esistenza di Holly Sikes, la protagonista, per l’appunto, ma conosciamo anche le persone che più sono state importanti nella sua vita, perché l’autore ci catapulta nella loro mente, con la narrazione in prima persona. E magari all’inizio di un nuovo capitolo non sappiamo subito come Holly entrerà a far parte della vicenda, ma presto fa la sua comparsa, e abbiamo modo di osservarla da fuori, per scoprire come è cambiata con il passare del tempo, e che cosa dunque è stato di quella ragazzina appassionata che abbiamo incontrato all’inizio dell’opera.

Ogni capitolo è un pezzo di bravura, in cui Mitchell non solo ci offre la propria capacità straordinaria di cambiare registro, ma ci racconta sempre vicende altrettanto straordinarie, vissute da personaggi dotati di grande profondità. Un esempio? Provate a farvi un giro in automobile in compagnia di un reporter di guerra in Iraq, insieme ai suoi due aiutanti, in un Paese dilaniato dalla guerra, sotto la costante minaccia di morire. Oppure immergetevi nell’esistenza malinconica di un fu grande scrittore, impegnato a mandare avanti la propria vita e a mettere insieme i cocci dopo il proprio più grande errore.

E in mezzo e attraverso a queste vicende, che sono del tutto plausibili e ci vengono narrate in modo immersivo (usiamo questa parola che va tanto di moda, visto che per Mitchell è quanto mai azzeccata), si sviluppa la trama riguardante una guerra tra due razze di soggetti immortali, una per natura propria, e l’altra per capacità acquisita in danno di altri. E’, ovviamente, tra le vicende narrate, l’unica priva di ogni plausibilità e quella che consegna l’intera opera al genere fantasy, eppure Mitchell riesce a rendercela vera, e a farci procedere nella lettura nella famelica attesa di conoscere quale sarà la sorte della povera Holly, coinvolta proprio malgrado in una lotta multisecolare, la cui vita interseca le vicende non solo dei personaggi di questo libro, ma anche degli altri libri di Mitchell (cervellotico e assolutamente grandioso!).

Negli ultimi due anni, ho letto diversi libri di David Mitchell, e nessuno di essi, finora, mi ha deluso. Anzi, per la verità, tutti, nessuno escluso, mi hanno fatto adorare il tempo speso nella loro lettura. Che si tratti di descrivere le pene dalle quali è afflitto un adolescente alle prime esperienze amorose tartassato dai compagni di scuola (“A casa di Dio”) o quelle che avvelenano l’animo di un uomo di mezza età che sta venendo a patti con il concetto che forse non tornerà mai più sulla cresta dell’onda (uno dei protagonisti de Le ore invisibili), Mithcell riesce a coinvolgerci, a divertirci nel senso più vasto del termine e a dirci anche qualcosa di significativo, che magari ci potrà tornare utile.

Un bel libro anche questo? Un eccellente libro, direi, grazie al quale incontrerete un sacco di personaggi davvero notevoli, portati alla vita da un grande autore.

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